Lettera di informazione periodica

Numero speciale sulla vaccinazione anti Covid-19, in partnership con Fondazione

Di Alberto Donzelli

Allineare Sanità e Salute: stato dell’arte al 26-4-2021

(con l’intento di fornire aggiornamenti alla comparsa di novita di rilievo).

Media, esperti e politici sembrano viaggiare a senso unico, affrontando in modo troppo semplicistico un argomento che è invece molto complesso, visto il tipo e la quantità di fattori in gioco: medici, sanitari, economici, ecologici, sociali, culturali e politici. Le argomentazioni devono essere, ove possibile, registrare su fatti e prove, non sulle sole opinioni, anche se è noto che a volte le prove non ci sono e, in qualche caso, non possono non esserci.

 

Questo documento è rivolto:

1. A coloro che sono influenzati dalle decisioni di salute pubblica e che stabiliscono le politiche da mettere in atto. Per ottenere buoni risultati, non è sufficiente avere buoni vaccini; ci vogliono buone strategie di vaccinazione (oltre che, più in generale, di prevenzione e cura), obiettivi su obiettivi e piani realistici. Invece alcuni esperti, anche del Consiglio Superiore di Sanità (CSS) nazionale, hanno parlato di eradicare il virus.

Per l’epidemiologia del Sars-Cov-2, però, l’eradicazione non è immaginabile (si veda Nota 1, un bel riquadro). È realistico puntare al controllo della malattia, e per questo ci sono strategie alternative da valutare in termini di rapporto tra costi e benefici a breve, medio e lungo termine, come mostra anche l’attuale discussione se procedere lentamente con lo schema a due dosi o rapidamente con lo schema a una dose, ritardando di mesi la somministrazione della seconda. Il Centro Europeo per il Controllo delle Malattie (ECDC) ha proposto per l’Unione Europea diverse strategie vaccinali di prioritarizzazione a seconda degli obiettivi; la vaccinazione degli adulti (18-59 anni) che non siano ad alto rischio non è la strategia più efficace ed efficiente Quando la fornitura di vaccini è limitata. qui La combinazione “vaccinazione in certi gruppi, infezione naturale in altri” potrebbe risultare nel tempo una strategia migliore Posto che gli attuali vaccini riducono parecchio ma non eliminano la trasmissione (e quanto a lungo non è noto), potrebbe essere comunque ragionevole puntare sui gruppi a rischio per ridurre la mortalità e la pressione sul sistema sanitario.

2. Questo documento è poi rivolto ai curanti delle persone assistite, che a loro volta, per decidere se sottoporsi o meno alla vaccinazione, hanno bisogno di valutare io pro e io contro. Alcuni, dopo aver considerato le prove, opteranno per il sì; altri potranno optare per il no. In mezzo ci saranno i cosiddetti esitanti. Riteniamo che sarebbe un errore etichettare chi scegliesse di non assumere questi vaccini, e a maggior ragione gli esitanti, come NoVax. Con tutti bisogna dialogare, per favorire opzioni informate; parte degli esitanti, in particolare, si potrebbe coinvolgere in ricerche che potrebbero fornire alcune prove che finora mancano (si veda Nota 2). Qualunque sia la scelta individuale o di salute pubblica sulle vaccinazioni, ci sono alcuni punti fermi da rendere espliciti prima di considerare le prove disponibili sulle vaccinazioni, che comunque stanno mostrando di ridurre ricoveri e morti attribuiti a Covid-19.

La vaccinazione:

Non può comunque essere l’unica strategia di controllo della Covid-19, quella che assorbe tutte le risorse disponibili lasciando al resto solo le briciole. Una strategia più importante, alla quale andrebbero assegnate adeguate risorse distribuite su tempi brevi, medi e lunghi, è la protezione da questa e da altre infezioni con stili di vita salutari, combinata a un modello culturale, economico e sociale non basato sulla crescita economica fine a se stessa ma che punti a sostenibilità, equità e benessere.

Non esime dal mantenere e migliorare altre misure di controllo. Igiene delle dita delle mani, distanziamento fisico, non alzare la voce vicino ad altri, usare mascherine in ambienti chiusi con poco ricambio d’aria e in presenza di non conviventi (e non restarci a lungo), o in contatti prolungati all’aperto, sono tutti comportamenti che riducono la trasmissione del virus (si veda Nota 4). Riduzione della trasmissione di recente quantificata al 90%~ in personale sanitario, a 2 mesi dalla seconda dose dei vaccini Pfizer e Moderna,qui mentre per Astra Zeneca e Janssen non è noto se sia proporzionale all’efficacia (rispettivamente 76% adulti, 85% anziani qui e ~66%qui). È ormai comunque pubblicamente ammessa la possibilità dei vaccinati di infettare, anche con la variante inglese. Va preceduta dalla raccolta di un consenso informato che illustri con chiarezza i limiti attuali dei dati su efficacia, durata della protezione, contagiosità dei vaccinati,reazioni avverse a breve ed effetti a medio-lungo termine (e riporti i dati da sorveglianza attiva su quelle a breve termine).

Non esime nemmeno dal ricercare terapie efficaci per il trattamento dei casi di Covid-19, al fine di ridurre la letalità. Attualmente i farmaci di provata efficacia sono pochi; andrebbero realizzate ricerche operative di appropriatezza e trial clinici controllati (RCT), dando la precedenza a cure efficaci con rapporti favorevoli tra costi, efficacia e tollerabilità (si veda Nota 5).

La Nota 6 riassume le maggiori strategie che pensiamo debbano essere compresenti. Inoltre, riteniamo che, allo stato delle conoscenze, la vaccinazione anti Covid-19 non debba essere un obbligo, neppure per i sanitari (v. Appendice), ma una scelta informata, da basare su prove scientifiche in continuo aggiornamento, nel rispetto di diversi valori in gioco. Etica e trasparenza richiedono di de secretare i contratti d’acquisto, anche sulle clausole per eventuali responsabilità. La coercizione va comunque evitata non solo per rispetto dei diritti umani, tutelati dal Consiglio d’Europa, qui ma anche per una strategia più lungimirante, che tenga conto dell’impatto a lungo termine delle politiche adottate (Nota 3) e affronti un dibattito democratico sul tipo di sanità (e di società e di vita) che il paese vuole per il proprio futuro. Non si possono comunque in alcun modo accettare tentativi di discriminazione e compressione di diritti individuali. Qui Quanto al “diritto di un cittadino/paziente che frequenta i servizi sanitari a non farsi infettare da un operatore”, v. discussione in Appendice.

Infine, sottolineiamo di fare riferimento al metodo scientifico e alla medicina basata sulle prove, non intendiamo essere strumentalizzati da posizioni antivacciniste, ma nemmeno rinunciare a discutere nel merito di specifici vaccini e strategie vaccinali, come si considera normale poter fare con qualsiasi altro farmaco. Sottoponiamo pertanto le nostre conoscenze e valutazioni sul tema ai colleghi medici, ai decisori in sanità pubblica e a giornalisti scientifici, aperti a ricevere contributi correttivi o integrazioni del documento basate sulle prove più valide. Chiediamo di poterne discutere in opportuni contesti scientifici e istituzionali, perché quando “i fatti sono incerti, i valori in conflitto, le poste in gioco alte e le decisioni urgenti” siamo nelle condizioni della “Scienza post-normale”, qui che deve aprirsi alla discussione pubblica.

Poter discutere, documentando con le prove, posizioni date per scontate non è atteggiamento antiscientifico, e andrebbe assicurato un ambiente non dogmatico, favorevole a un dibattito scientifico libero, trasparente ed esente da conflitti d’interessi.

Alberto Donzelli

Laureato in Medicina e specialista in Igiene e Medicina preventiva e in Scienza dell’Alimentazione, sempre con punteggio pieno e lode, da 41 anni impegnato a tempo pieno nella Sanità pubblica, come Ufficiale Sanitario, Responsabile del Servizio Igiene di una USSL, Direttore Sanitario, Direttore Generale e Direttore Dipartimento Servizi Sanitari di base. Già membro del Consiglio Superiore di Sanità.