Il cinema che cura: cineterapia e benessere

 

A cura di Roy Menarini

 

 

 

IL FILM COME BALSAMO

Spesso gli storici del cinema e i critici tendono a racchiudere il cinema nella sua esclusiva natura artistica. Ma sappiamo quanto i film per molte persone siano principalmente un’ottima soluzione per il tempo libero, una pratica intelligente per evadere dalla quotidianità e un motivo di divertimento. C’è, però, una terza funzione: procurarsi benessere. I più recenti studi cognitivi sulla mente degli spettatori hanno dimostrato che il cervello degli spettatori agisce come se il film fosse “vero”, attivando aree e lavorando con i famosi “neuroni-specchio” sostanzialmente come nella realtà. Al tempo stesso, i generi cinematografici obbedirebbero a principi di “piacere testuale”, ovvero al fatto che il riconoscimento di certi snodi del racconto e l’intima sensazione di sentirsi raccontare storie che conosciamo già abbia effetti euforici. Da queste considerazioni è nata una disciplina come la cineterapia, che sta dando ottimi risultati per molte persone in difficoltà. 

 

 

FILM CHE AIUTANO A VIVERE MEGLIO

 

Il cinema, dunque, non più solo come momento di relax ma come strumento per potersi liberare da negatività e problemi di vario tipo. Del resto, già il regista di culto tedesco Rainer Werner Fassbinder affermava che “i film liberano la testa”, anche se lo intendeva più che altro come emancipazione culturale dagli stereotipi e dalle strettoie della morale comune. Questa volta, invece, parliamo proprio di un ampio spettro di disagi.

Secondo la SMIAB (Società Medica Italiana di Self Analisi Bioenergetica) “la Cineterapia è un percorso di gruppo che, attraverso la condivisione dei vissuti, attiva il cambiamento mediante processi cognitivi, emotivi, corporei e propriocettivi del linguaggio sensoriale, costituendo lo stimolo efficace ed adeguato per far emergere le potenzialità innate di ogni persona”. Ci sono in particolare due aspetti importanti per questa forma di piacevole cura. Uno è la possibilità di aprirsi al mondo esterno attraverso un confronto con altri vissuti e l’empatia verso protagonisti finzionali. L’altro è poter liberare le endorfine che alcuni particolari generi cinematografici, per esempio il film sentimentale o la commedia, procurano allo spettatore.

 

 

I PERIMETRI DELLA CINETERAPIA

 

 

Dalla sua evoluzione, questa possibilità di intervento ha prodotto anche esperti del settore chiamati “cine-terapeuti”. Si tratta di psicologi in grado di scegliere e utilizzare certi film per toccare alcune corde delle persone svantaggiate (non solo pazienti depressi o malinconici, ma anche affetti da handicap o in terapia post-operatoria) per spalancarne la coscienza, aiutarli a ritrovare la positività e confrontarsi con la realtà.

Il cine-terapeuta, dopo la visione del film, comincia un lavoro personale o di gruppo con i suoi interlocutori, e attraverso forme di analisi delle emozioni provate vedendo la pellicola compie un doppio percorso: di conoscenza dell’intimità e delle aspirazioni del paziente, e di percorso verso determinate consapevolezze e auto-analisi di chi ha di fronte. Il cine-terapeuta assume anche il ruolo di critico e di esperto di storia del cinema (di cui deve essere buon conoscitore).

Lo psicoterapeuta Gary Solomon, che ha inventato la cineterapia, ebbe dunque un’intuizione in grado di sviluppare potenzialità già presenti nel nostro atto di vedere film, spesso guidato dalla medesima speranza di benessere prima ancora che da una curiosità estetica.

La natura del cinema è intimamente curativa, e chissà che questa originale branca della psicologia non ci aiuti a individuare un fattore decisivo per spiegare il successo popolare del mezzo cinematografica dalla sua nascita (1895) fino a oggi. 

 

Fonte: https://www.centodieci.it

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